La primavera si avvicina, il clima si fa più mite e scatta il desiderio di scoprire le gambe, ma non per tutte. Vene varicose e capillari sono fastidiosi inestetismi che possono causare disagio, ma non solo. In alcuni casi - ci ha spiegato il Prof. Edoardo Cervi dei Poliambulatori Fleming Tecna - la presenza di teleangectasie può essere la punta dell’iceberg di una patologia che si chiama insufficienza cronica venosa. Ecco perché non bisognerebbe mai farsi trattare gli inestetismi senza prima essersi sottoposti ad un ecocolordoppler: “Sarebbe come intervenire sulle foglie di un albero quando il problema è nelle sue radici”.
Medico specialista in chirurgia vascolare, angiologo, vulnologo, presso i Poliambulatori Fleming Tecna di Brescia il Prof. Edoardo Cervi effettua visite specialistiche diagnostiche non invasive e visite pre-operatorie. Esegue ecocolordoppler venoso e arterioso agli arti superiori e inferiori, ecocolordoppler ai vasi addominali e ai tronchi sovraortici e sclerosanti. In Italia ne soffre almeno il 40% delle donne: stiamo parlando delle teleangiectasie, un termine medico per descrivere quelle antiestetiche trame di capillari e vene bluastre che spesso compaiono sulle gambe delle donne. Familiarità, sesso femminile, abitudini di vita sedentarie, obesità, fumo e attività che costringono a stare per molto tempo in piedi sono fattori di rischio che favoriscono l’insorgenza della malattia. “Se si hanno fattori di rischio, anche se non si hanno sintomi – ci ha spiegato il Prof. Cervi - è sempre meglio sottoporsi ad un ecocolordoppler venoso degli arti inferiori. Si tratta di un esame rapido e non invasivo che permette di analizzare il circolo venoso profondo ed il circolo venoso superficiale, valutare la continenza delle valvole ed individuare le vene “insufficienti”. Consente, inoltre, di verificare se il circolo venoso profondo non presenta occlusioni. Una condizione determinante per valutare la tipologia di trattamento”. Come si trattano? “Per ogni paziente viene valutata la procedura migliore: oltre alla chirurgia, ormai non più al primo posto nelle linee guida, esistono altre tecniche endovascolari meno invasive quali il laser, la radiofrequenza o la scleroterapia”.
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